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Una calda atmosfera di campagna

Tra le dolci colline della Val Curone, l’antica tenuta Cascina Cabella
vi accoglie con calorosa ospitalità, genuina e naturale, in un contesto ricco di charme.

Profumo di tartufi

In alcune lettere, conservate nell’archivio storico di Milano e datate 18 febbraio 1470, 26 agosto 1481 e 4 maggio 1495, un castellano della Val Curone, il capitano della Cittadella e il Vescovo di Tortona, annunciavano l'invio, al Duca di Milano, di tartufi.
Le date dimostrano quanto, già in tempi lontani, le terre del Tortonese fossero un bacino ricco dei preziosi tuberi in qualsiasi stagione: in febbraio il nero pregiato (Tuber melanosporum), in maggio il bianchetto (Tuber borchii), a fine agosto lo scorzone (Tuber aestivum) e i primissimi e immaturi bianchi pregiati (Tuber magnatum). Oggi la zona è riconosciuta come tra le più vocate, non solo per la qualità ma, appunto, anche per la varietà.
La Val Curone e le vicine Valli Borbera, Grue, Ossona e Spinti, pur essendo le uniche in Piemonte dove abbondano i tartufi neri, sono terre soprattutto di tartufo bianco pregiato, che raggiunge vertici di qualità in novembre. Al tartufo è infatti dedicata, a San Sebastiano Curone, una mostra mercato che da oltre trent’anni, la terza domenica di novembre, richiama avventori da tutto il nord Italia e non solo.

Un formaggio a forma di torta

Dalla lunga storia (sembra risalire all’arte casearia dei monaci dell’abbazia benedettina di Santa Maria di Vendersi, sul Giarolo, già fra il IX e l’XI secolo), è divenuto presidio Slow food. Formaggio dalla tipica forma “a torta nuziale”, il Montébore, un tempo di solo latte di pecora, è prodotto con un 75% di latte bovino (proveniente dalle belle mucche Brune Alpine, Tortonesi, Genovesi e Cabannina) e 30% di latte ovino. Come da sempre, si produce con latte crudo, cioè solamente scaldato sino ad una temperatura di 36° C circa al quale viene aggiunto caglio naturale. La pasta, è messa a scolare nei "ferslin", le tipiche formelle a forma di cilindro, di diametro decrescente. Queste vengono salate a mano e lasciate per almeno 10 ore. Infine vengono sovrapposte nella caratteristica forma detta "a castellino". Si consuma fresco, dopo 9-10 giorni, oppure stagionato, dopo 30 giorni. Può maturare fino a 4 mesi. E’ pregevole a tutto pasto: se morbido si accosta felicemente al miele di castagno, alle marmellate di arancia, alla "cugnà", (tipica marmellata piemontese a base di mosto d’uva), se stagionato è ottimo per condire le paste ripiene, gli gnocchi, il riso.

Nobile di nome e di fatto

Altro presidio Slow food, si chiama “Nobile” perché è prodotto con tutte le parti nobili del maiale, anche quelle che, in altre zone, diventano prosciutti, coppe, culatelli, spalle, lonze, filetti. I suini, provengono rigorosamente da allevamenti locali o comunque appartenenti al "Gran Suino Padano".
L'accurata lavorazione artigianale inizia dalla mondatura a coltello delle carni che sono private di tutte le parti nervose e tendinee. Dopo una notte di riposo si macinano a grana grossa e si aromatizzano con sale, pepe, vino rosso locale e una delicata nota d'aglio. La preparazione termina con l'insaccatura in budello naturale e la legatura, effettuata manualmente a rete. Secondo le dimensioni, la stagionatura va da un minimo di 3 mesi a un massimo di 18. Durante questo periodo, i salami sono progressivamente spostati dalle fresche cantine ai locali più alti, in modo da gestire al meglio il ciclo delle muffe, elemento fondamentale sia per l’aspetto sia per le qualità organolettiche. Dolce, succoso, invitante, assume profumi intensi di sottobosco, di noce, di muffe nobili. Si abbina con i vini del territorio.

Le pesche di Volpedo

E’ un prodotto che connota il paesaggio più d’ogni altro, con i suoi filari ordinati, rosa in ogni stagione. E quando d’inverno i rami nudi tendono verso il cielo terso, e quando, in primavera, i fiori inconfondibili li vestono a festa, e quando d’estate, tra le foglie lanceolate, occhieggiano i frutti dipinti in tutta la gamma del cremisi, del rosso e del rosato, fino alle lingue di fuoco che, in autunno, non danno scampo alle esclamazioni.
Ma cosa differenzia le pesche di Volpedo da ogni altra? E’ il sapore delicato e profumato a farne una cultivar particolarmente deliziosa, in prevalenza a polpa gialla, gustosa e dolce. Merito di queste caratteristiche, è la pratica del contadino che, quando tutti i frutti raggiungono la grandezza di una noce, ne elimina il 70 per cento per consentire alla pianta di concentrare le proprie risorse sulle pesche rimaste, queste sono raccolte il più vicino possibile alla maturazione, sicché la permanenza prolungata sulle piante ne esalta il colore e il profumo. Di buona pezzatura, dunque, sono disponibili solo durante il periodo di raccolta, dalla metà di giugno ai primi di settembre.


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